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Ed è finita

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Tutto quello che ha inizio, ahimè, conosce anche una fine.
E così anche il mio viaggio, qui in Giappone, domani termina.
Ho cenato nello stesso ristorante dove mangiai la prima sera, allora attonito, ora triste.
Si, sono davvero triste. Perché so che questi luoghi, questa gente soprattutto, mi mancheranno tanto.
Mi mancheranno i suoni che ti accompagnano ovunque. Il rumoroso cicalino quando attraversi la strada, le strampalate musiche che segnalano la chiusura delle porte su treni e metropolitane, la continua nenia di ringraziamenti dei commessi quando entri in un negozio, le urla dei venditori nei mercati, l’incessante rumore del traffico che ricorda quello della pioggia qui, nella stanza del mio albergo a Shinjuku.
Mi mancheranno templi e rituali, eleganti e profondi allo stesso tempo.
Mi mancherà la natura, e il rapporto intimo che questo popolo continua ad avere con essa, nonostante la modernizzazione e l’occidentalizzazione sfrenati.
Mi mancherà la sfarzo, l’eccesso di luci e musiche assordanti nei quartieri più trendy e assurdi di Tokyo e Osaka.
Mi mancheranno quegli attraversamenti pedonali che paiono più scene di scontri armati nei film di Kurosawa, data la moltitudine di persone destinata a sfidarsi per incrociarsi in mezzo alla strada.
Mi mancherà anche il senso di profonda pace e appagamento che ho provato in questi giorni, girando in questi luoghi, senza ansie e aspettative. Giusto per il gusto di esplorare ed incontrare. Libero e sereno.
Domani si parte e inizia un nuovo viaggio. Questo sento ora, nella mia ultima sera a Tokyo. Nella mia ultima sera in Giappone.



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