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Incontri surreali

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Beh, forse è proprio per questo che si viaggia. Per fare incontri. Con parti di te che quotidianamente trascuri o che proprio ignori. O con gente molto lontana, così lontana che concretamente manco riesci a immaginarla se non la vedi.
Questo secondo tipo di incontro mi ha regalato la mia ultima serata a Sapporo.
Ecco Nutsone, nome d’arte di questo eclettico designer giapponese in viaggio, da solo, da queste sperdute parti per ritrovarsi e rinnovarsi.

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Fotografo, tatuatore, musicista, street-artist che combina la tradizione dello shodō, l’arte calligrafica giapponese, con gli attuali graffiti hip-hop.
Nonostante, o per assurdo agevolati, da notevoli difficoltà linguistiche l’incontro è stato intenso e vero. Lui non parla inglese, io non parlo giapponese. Il tramite è stato il traduttore di google, grazie al quale riuscivamo dopo reiterati tentativi ad afferrare idee e concetti che volevamo vicendevolmente condividere. A parte qualche perla davvero esilarante (una su tutte, parlando di aiuti agli anziani bisognosi, “canna sana ha una nonna di conoscenza con un bastone”), la cosa ha funzionato. Meglio del terzo ospite della guesthouse, un cordiale ma timido ragazzo di Yokohama che sparlocchiava un accettabile inglese ma affetto da una balbuzie emotiva veramente importante. Figurarsi poi parlando una lingua non sua con due stranieri.
Ad ogni modo, dopo scambi di vedute e consigli su fotografia, idea di viaggi e stili di vita e dopo aver ribadito l’oggettiva necessità di vivere con coraggio e fiducia (parole di Nutsone che condivido appieno!) l’incontro è stato siglato con un regalo da parte sua.
Ecco un esempio di un suo lavoro di shodo contaminato da graffiti, fatto al momento per me

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Il significato? Più o meno

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